Caratteristiche geologiche

L’area della Cava di San Samuele presenta caratteristiche geologiche singolari, in quanto costituisce il principale affioramento, a ovest del fiume Ofanto, delle stesse rocce carbonatiche che si rinvengono diffusamente nelle Murge, cioè dalla parte opposta rispetto allo stesso fiume.

Per quanto concerne gli aspetti geologici relativi al contesto territoriale nel quale l’area di cava è inserito, si rinvia a quanto già riportato nel numero III del Vascello nel saggio dal titolo “Aspetti geologici e idrogeologici del territorio comunale di San Ferdinando di Puglia”.

Nel presente articolo si riportano le principali caratteristiche stratigrafiche, geomorfologiche e tettoniche della cava, che nell’insieme, definiscono il quadro delle conoscenze geologiche del sito. Si riportano, anche, alcuni dati e informazioni riguardanti il “Gran Marrone”, la pregiata varietà di dolomia calcarea che in esso veniva estratta negli anni 60’-70’ del secolo scorso.

Unità litostratigrafiche affioranti nell’area

Il quadro delle conoscenze litostratigrafiche riguardanti l’area della Cava di San Samuele si evince dalla consultazione del Foglio 176 “Barletta” della Carta Geologica d’Italia in scala 1:100000 e dalle relative Note Illustrative, nonché dalle osservazioni effettuabili sui fronti di cava. Procedendo dalla più antiche alle più recenti, le unità litostratigrafiche presenti vengono qui di seguito elencate con una breve descrizione:

  • Calcari dolomitici e dolomie1 grigie stratificate. Queste rocce si presentano spesso intensamente fessurate, con fratture subverticali allargate dai processi carsici e riempite di terra rossa. Esse appartengono alla formazione del Calcare di Bari e si sono formate in ambiente di piattaforma carbonatica2 durante il Cretaceo (da 130 a 80 M.a. fa).
  • Calcareniti giallastre (note localmente col nome di “tufi”) fossilifere, poco coerenti, generalmente a stratificazione suborizzontale poco evidente. L’appoggio sul Calcare di Bari è segnato in genere da un livello di conglomerato scarsamente cementato da una matrice calcarenitica. Le calcareniti affiorano in aree limitate, in quanto sono spesso coperte da depositi più recenti. A questo litotipo, noto in letteratura come Calcarenite di Gravina, è riferibile al Pleistocene inferiore (18-0,7 M.a. fa).
  • Argille limose e limi sabbiosi a stratificazione indistinta indicate con il generico termine di argille grigio-azzurre per via dal tipico colore grigio azzurro che, nella parte più superficiale, tende al giallastro, a causa dei fenomeni di alterazione. Questa formazione è riferibile al Pleistocene inferiore (1,8-0,7 M.a. fa).
  • Sabbie quarzose fini e calcareniti terrazzate, suborizzontali e caratterizzate da frequente stratificazione incrociata di ambiente litorale. Questi depositi sono noti in letteratura geologica come Depositi marini terrazzati e sono riferibili al Pleistocene medio (0,7-0,125 M.a. fa).

La successione stratigrafica è chiusa da depositi alluvionali quaternari e recenti, prevalentemente ciottolosi, che affiorano nelle parti basse dei corsi d’acqua.

In questo contesto litostratigrafico, l’area di cava è essenzialmente caratterizzata dall’affioramento di due termini litologici: le rocce carbonatiche del Cretaceo e l’esigua copertura costituita dei Depositi marini terrazzati.

Morfologia

Il substrato carbonatico di età cretacica forma in profondità un’ampia gradonatura (graben) che dalle Murge scende verso il Tavoliere Centrale e verso l’Appennino, il tutto complicato da alti (horst) e bassi (graben) strutturali minori. L’area di San Samuele di Cafiero corrisponde proprio a un horst delimitato da faglie dirette non visibili a causa delle spesse coltri di depositi marini che coprono tutt’intorno l’affioramento del substrato carbonatico.

Nella cava gli strati rocciosi immergono in prevalenza a sud-est con inclinazioni di 10-15°. Le successioni degli strati visibili risultano blandamente ondulate e caratterizzate da faglie dirette a debole rigetto, con allineamento preferenziale nord-ovest / sud-est.

Le formazioni pleistoceniche che affiorano intorno alle fosse di cava hanno risentito solamente degli ultimi movimenti distensivi del Quaternario. Da circa un milione di anni, in seguito alla progressiva attenuazione delle spinte appenniniche si è avuto un sollevamento regionale tuttora in corso. A questa tendenza generale, già di per sé polifasica, si sono sovrapposte oscillazioni del livello marino di tipo glacio-eustatico che hanno interferito con il meccanismo di ritiro del mare. Il risultato è rappresentato da diverse unità litostratigrafiche corrispondenti a differenti stadi del livello marino e riferibili a più cicli sedimentari marini. Questi depositi presentano un assetto suborizzontale e una debole immersione verso nord-nord-est.

Tettonica

Il substrato carbonatico di età cretacica forma in profondità un’ampia gradonatura (graben) che dalle Murge scende verso il Tavoliere Centrale e verso l’Appennino, il tutto complicato da alti (horst) e bassi (graben) strutturali minori. L’area di San Samuele di Cafiero corrisponde proprio a un horst delimitato da faglie dirette non visibili a causa delle spesse coltri di depositi marini che coprono tutt’intorno l’affioramento del substrato carbonatico.

Nella cava gli strati rocciosi immergono in prevalenza a sud-est con inclinazioni di 10-15°. Le successioni degli strati visibili risultano blandamente ondulate e caratterizzate da faglie dirette a debole rigetto, con allineamento preferenziale nord-ovest / sud-est.

Le formazioni pleistoceniche che affiorano intorno alle fosse di cava hanno risentito solamente degli ultimi movimenti distensivi del Quaternario. Da circa un milione di anni, in seguito alla progressiva attenuazione delle spinte appenniniche si è avuto un sollevamento regionale tuttora in corso. A questa tendenza generale, già di per sé polifasica, si sono sovrapposte oscillazioni del livello marino di tipo glacio-eustatico che hanno interferito con il meccanismo di ritiro del mare. Il risultato è rappresentato da diverse unità litostratigrafiche corrispondenti a differenti stadi del livello marino e riferibili a più cicli sedimentari marini. Questi depositi presentano un assetto suborizzontale e una debole immersione verso nord-nord-est.

 

Il “Gran Marrone”

La dolomia calcarea affiorante nella fossa meridionale è un’ottima pietra da taglio e negli anni 60’-70’ del secolo scorso è stata commercializzata con il nome di “Gran Marrone”.

Le lastre ottenute con la segagione di queste rocce, lucidate a specchio, perdono l’originale colore smorto e acquistano un colore di fondo marrone, più o meno scuro, arricchito di striature a tratti ondulate bianche a contorno netto.

Dalla consultazione delle schede merceologiche risalenti al periodo in cui veniva commercializzato, risulta che il Gran Marrone fosse adatto sia per la costruzione sia per le pavimentazioni interne. Infatti, per la sua segabilità in lastre di vario spessore, finemente lucidate a specchio, poteva essere utilizzato nel rivestimento interno; per la sua durezza e l’alto grado di resistenza alla logorabilità, risultava ideale per la pavimentazione nell’edilizia abitativa di prestigio; infine, per la sua grana minuta e uniforme, se ne poteva prevedere un uso per opere di scultura e monumenti.

Ancora oggi si può ammirare la bellezza e la calda tonalità di questa pietra nei pavimenti di note attività commerciali e in alcuni edifici civili di pregio di San Ferdinando di Puglia.

Il Gran Marrone

I fronti Cava

Fossa settentrionale

Il fronte di cava ha un’altezza complessiva di 23 m. Partendo dal ciglio della parete, per i primi 15 m si osservano calcari dolomitici stratificati a grana fine, compatti e tenaci, a tratti molto fratturati e carsificati con riempimenti di terra rossa. In questo primo tratto l’ammasso roccioso è interessato da discontinuità primarie, rappresentate da giunti di stratificazione (piani che demarcano gli strati) con andamento appena ondulato, e discontinuità secondarie, dovute a sollecitazioni tettoniche, rappresentate da diversi sistemi di fratture di notevole persistenza, che attraversano trasversalmente i giunti di stratificazione. Le maggiori fratture presentano andamento subverticale e sono orientate in direzione est-nord-est/ovest-sud-ovest.

Una faglia attraversa l’intero ammasso roccioso. Si tratta di una faglia diretta orientata nella stessa direzione delle maggiori fratture (est-nord-est/ovest-sud-ovest), con immersione verso sud-sud-est e inclinazione di 60°. Lo scorrimento reciproco dei due blocchi di roccia separati dalla faglia è di alcuni decimetri.

Attraverso le numerose fratture e i condotti carsici presenti le acque di origine meteoriche si infiltrano facilmente nel sottosuolo, pertanto l’ammasso roccioso presenta un’elevata permeabilità per fatturazione e carsismo.

Il tratto inferiore della parete rocciosa è invece caratterizzato da dolomie calcaree di colore grigio particolarmente compatte e tenaci, che si presentano in banchi spessi poco più di metro. Lo stato di fatturazione è ridotto.

In passato le rocce estratte in questa fossa sono state utilizzate per la produzione di inerti utilizzati nella costruzione di sedi stradali.

Fossa meridionale

Il fronte di cava ha un’altezza complessiva di 14 m. Sulla parete e sul fondo di cava affiorano dolomie calcaree di colore grigiastro con striature calcitiche di colore bianco. Queste rocce si presentano in banchi dello spessore di oltre un metro. L’ammasso roccioso si presenta privo di significativi sistemi discontinuità. Sulla parete di cava sono ancora visibili i segni delle fiorettature che negli anni ’60-‘70 del secolo scorso si praticavano nell’ammasso roccioso per ricavarne blocchi a forma di parallelepipedo, da sottoporre a successive operazioni di taglio in segheria.