La “Cava di Cafiero” è una “cava in fossa” ubicata nell’agro di San Ferdinando di Puglia, in contrada San Samuele, a 3.5 km a sud dall’abitato e a circa 500 m dalle rive del fiume Ofanto.
Il complesso, composto da due cave, si estende su una superficie di 8 ettari e deve il toponimo dell’Ammiraglio Giovanni Cafiero, nobile, originario della provincia di Napoli, che un tempo deteneva la proprietà di una considerevole estensioni terriera.
La presenza di un tempio realizzato nello stesso materiale della cava, nella vicina Canosa di Puglia, lascia ipotizzare una prima attività d’uso già in epoca romana. Tuttavia, l’attività di cava è documentata in modo certo dagli inizi del 900 alla fine degli anni ’70.
L’estrazione inizialmente riguardava la parte settentrionale dell’area ed era finalizzata alla produzione di pietrisco. La frantumazione della roccia avveniva nella grandiosa e singolare struttura ancora esistente, il frantoio, costruito con travi in legno nel 1932 ed il pietrisco prodotto, utilizzato in edilizia per formare vespai, per le massicciate delle strade della Capitanata e per formare calcestruzzo, veniva trasportato con carrelli su rotaie, trainati da cavalli, fino al luogo dove sostavano i camion, i quali successivamente curavano la consegna a coloro che ne facevano richiesta in luoghi talvolta molto distanti.

Negli anni ’60 il giovane Luigi Cafiero, nipote di Giovanni, tornato a San Ferdinando di Puglia, dopo aver vissuto per anni in Brasile, con fare innovativo, rilevò l’estesa tenuta di famiglia e promosse notevoli trasformazioni colturali quali  pescheti e frutteti ed impiantando oliveti e vigneti. In quella fase il giovane proprietario della cava, constatava la presenza di rocce calcareo-dolomitiche particolarmente compatte che potevano essere utilizzate come pietra da taglio ornamentale, cosa confermata in seguito dalle analisi tecniche condotte da tecnici di Roma.
Si cominciò a scavare e ad estrarre blocchi di pietra aprendo un’altra cava, più piccola a sud della prima. Si estraeva la cosiddetta “Pietra di Bari” che, tagliata e lucidata, assumeva una tonalità calda con venature bianche e un colore che andava dal bruno scuro al beige chiaro, molto apprezzata sul mercato. Fu denominata il “Gran Marrone di San Ferdinando”.
Per l’estrazione di queste rocce, rivelatesi particolarmente dure, si praticavano fori ogni 5 cm con martelli pneumatici e successivamente si facevano brillare in essi mini-cariche di dinamite. I blocchi, poi, si portavano in una segheria di Canosa per il taglio e la lucidatura. La lavorazione onerosa di questo materiale, purtroppo, gravava molto, rendendo il costo di produzione elevato e non competitivo il materiale nonostante le peculiarità.
Negli anni ’70, quindi, si interrompeva l’estrazione e l’area fu interamente abbandonata.
La chiusura della cava, avvenne anche nel periodo delle lotte contadine quando una serie di scioperi bloccarono non solo l’attività estrattiva ma anche quella agricola metteno in la “Società San Samuele” e costringendo Luigi Cafiero a vendere tutto e ad emigrare in Svizzera.

Al termine dell’attività estrattiva le cave furono abbandonate e nell’arco di un ventennio la natura colonizzò l’area con l’insediamento di specie botaniche e faunistiche tipiche, nello stesso tempo la depressione andò incontro ad un degrado vergognoso per l’accumulo di materiali di scarto ad opera dell’uomo. Negli anni ’90 il degrado fu tale da far intervenire la Guardia di Finanza che procedette al sequestro dell’area.

L’abbandono della cava in quasi trent’anni, sino all’acquisto avvenuto nel 2005, l’aveva ridotta in una discarica incontrollata di rifiuti di ogni genere. Ciò imponeva, prima di qualsiasi altra iniziativa, la necessità di bonificare il sito. Il 27 gennaio 2009, su richiesta dello stesso Comune, la Regione Puglia – Assessorato all’Ecologia – Servizio Gestione Rifiuti e Bonifiche – comunicava ufficialmente l’ammissione a finanziamento con un intervento di bonifica della discarica abusiva che interessava la Cava di Cafiero in località San Samuele e che era stato approvato con atto di Giunta Regionale n. 2326 del 28/11/2008. Il Comune provvide tempestivamente alla progettazione e alla esecuzione dei lavori di “caratterizzazione e messa in sicurezza” che si sono conclusi nel 2010. Il 14 marzo del 2010 ci fu l’inaugurazione del “Parco delle Cave” a San Samuele di Cafiero. Con il completamento della bonifica e la messa in sicurezza dell’area della ex cava, si è potuto predisporre un progetto che fu ammesso a finanziamento con deliberazione della Giunta Regionale il 28 dicembre 2009 per la fruizione e la valorizzazione della Cava di Cafiero. Il progetto includeva anche il consolidamento strutturale di ciò che rimaneva del vecchio frantoio corredato con una struttura di accoglienza, spazi espositivi e attività didattica.

Il progetto definitivo dei lavori che prevedeva interventi di recupero ambientale della Cava da destinare alla fruizione naturalistica e ricreativa, fu predisposto dal Settore Forestale del Consorzio di Bonifica Montana del Gargano. Per poter assicurare il raggiungimento di tutte le finalità del progetto fu elaborato un piano di intervento molto articolato con opere per la sicurezza dei fruitori, opere per il recupero ambientale: consolidamento al piede dei versanti con la realizzazione di opere di ingegneria naturalistica, rinverdimento delle scarpate, sistemazione del terreno con palizzate, realizzazione di tasche vegetative sulle pareti rocciose, messa a dimora di alberi e arbusti autoctoni, prato di Gramigna con impianto di irrigazione, creazione di un’area umida didattico-naturalistica (laghetto). Altre opere furono progettate per la fruizione turistico-ricreatina dell’area: percorso botanico, percorso vita (fitness) ed itinerario ciclo-pedonale, percorso per mountain-bike, percorso geolitologico, area attrezzata a parco giochi, aree di sosta attrezzate, percorso per disabili, anfiteatro per didattica e avvenimenti culturali, palestra per arrampicata, impianto di illuminazione, torretta-osservatorio faunistico, altre opere accessorie.

Il podestà Giovanni Lovecchio, il segretario Scarcella e il comandante dei VV.UU. Raffaele Russo durante una visita alla Cava di Cafiero (1935).